William Girometti nasce a Milano all’inizio dello stesso anno del Primo Manifesto Surrealista, il 9 gennaio 1924, e fin da bambino scopre in sé la voglia e la capacità di disegnare. Apprende le tecniche artistiche per la maggior parte in autonomia; la frequentazione dell’Accademia di Brera è ostacolata dallo scoppio della seconda guerra mondiale, durante la quale si unisce alla Resistenza e viene ferito lievemente.
Terminata la guerra, viaggia e soggiorna in altre città italiane, in particolare a Ferrara, dove conosce la futura moglie e frequenta un gruppo di giovani pittori che lo incoraggiano a fare dell’arte la propria professione. L’esordio avviene in ambito scultoreo: “Girometti, anche se ancor giovane, ha scoperto attraverso la scultura la sua giusta libertà d’espressione che é andata gradualmente perfezionandosi fino a raggiungere una sicura padronanza dei propri mezzi espressivi. Il dato più evidente nelle sculture dell’amico William è l’incisività dei volti che esprimono tutta la gamma dei sentimenti e delle aspirazioni giovanili, secondo una ritmica armoniosa e libera da ogni dettaglio didascalico, in grado di stabilire un perfetto equilibrio tra forma, luce e spazio (…). Queste opere di rilevante forza plastica rendono il discorso del loro Autore esteticamente piacevolissimo e contenutisticamente molto interessante” (Fiorani 1968).
Della copiosa produzione scultorea, alla famiglia dell’Artista non rimane che un solo esemplare, oltre a diverse fotografie.
Anche quando, dopo qualche anno, la pittura diviene il principale mezzo espressivo di Girometti, l’amore per la scultura continua a trasparire in diversi dipinti, talvolta con citazioni di opere proprie, come mostrano le due illustrazioni di seguito.
Il percorso artistico di William Girometti viene sintetizzato nel 1976 dal critico Otello Mario Martinelli in un’intervista radiofonica: «dai primi entusiasmi impressionistici, che risalgono al 1960, accondiscendendo alla sua naturale predisposizione per la figura umana, ha realizzato molti ritratti – anche utilizzando la scultura – mentre l’evoluzione interiore lo porta alla pittura della realtà con composizioni e trompe-l’œil che interpreta con morbidezza di segno e armonia di colori. Nel 1971 si entusiasma per il surrealismo» (Introduzione all’intervista di Otello Mario Martinelli trasmessa su Radio Bologna 101 il 26 agosto 1976).
Come pittore William Girometti studia e lavora pure all’estero, in particolare in Francia, Svizzera, Austria, Germania, Danimarca e Svezia, dove trascorre diversi mesi; al rientro in Italia si fa conoscere esponendo più volte nelle rassegne della Permanente: a partire dal 1968 l’Artista presenta infatti le proprie opere in mostre personali e collettive.
Se come scultore predilige la creta, per la pittura utilizza soprattutto i colori ad olio su tele o su tavole di legno; più raramente si serve dei pastelli e delle tempere. Verso la fine degli anni Settanta inventa una propria particolare tecnica grafica, della cui esecuzione rimane unico conoscitore.
Inizialmente dipinge soprattutto nature morte, qualche paesaggio, ritratti, composizioni e trompe-l’œil, per lo più commissionati da privati e mercanti d’arte.
Nelle composizioni inserisce sovente piccole statue e oggetti della propria quotidianità, fra i quali spiccano libri, quadri, pennelli, occhiali, animali – in particolare cavalli -, e busti – in particolare di bambini -, che anticipano o richiamano i temi trattati nella produzione di matrice surrealista.
Fra i ritratti non mancano quelli di persone di famiglia; per ritrarre il suocero, scomparso prematuramente e quindi mai conosciuto di persona, si avvale della foto di un medaglione delle dimensioni di pochi centimetri.
Frequenti sono anche le citazioni e gli omaggi ai Maestri del passato e ad altre espressioni artistiche, in particolare la musica classica, di cui è appassionato.
Attraverso queste espressioni cerca quella particolare corrente artistica che meglio corrisponde alle proprie esigenze interiori. Tale copiosa produzione – corroborata dalla precedente giovanile esperienza nella scultura – alimenta positivamente l’accrescimento della sua personalità artistica, contribuendo ad affinarne sia il senso coloristico, sia la manualità. Dalle sue opere si evidenzia una profonda cultura, supportata da una ricca biblioteca; in esse si indovinano già i temi che tratterà in seguito, se pure inizialmente espressi con linguaggio tradizionale, che dimostrano la sensibilità dell’Artista nei confronti della realtà circostante.
Ad esempio si dimostra sensibile a fatti di cronaca, come il terremoto del Friuli del 1976:
e in particolare al tema ecologico:
Nell’immagine a destra è presente un’altra autocitazione, stavolta relativa al quadro di matrice surreale Discorso su tema ecologico, riprodotto sulla destra.
Dal 1971 inizia infatti il proprio percorso surrealistico, pur continuando a produrre opere più tradizionali su richiesta.
Nel 1973, presso la galleria d’arte “Il Collezionista” di Bologna, inaugura la prima mostra di quadri di genere surrealista-metafisico, che continuerà a proporre in una serie di esposizioni in Italia e all’estero, sia personali che collettive, e che gli frutteranno premi, riconoscimenti e recensioni su giornali, riviste, cataloghi specializzati, programmi radiofonici e televisivi italiani ed europei.
Con il nuovo linguaggio l’Artista esprime in modo differente i temi già anticipati in molte composizioni, ispirati alla realtà circostante, alla condizione umana, all’emigrazione, ad argomentazioni filosofiche, alla sensibilità verso l’ecologia, la musica, la letteratura. Anche i ritratti acquisiscono una chiave surreale.
Parallela all’attività pittorica, è l’importanza data alla parola scritta. I titoli dei quadri, ad esempio, vengono a lungo meditati, e l’Artista scrive anche poesie; una di queste viene pubblicata proprio sul catalogo della prima mostra di quadri ispirati al surrealismo:
William Girometti si esprime anche con opere di grafica, osservando le quali si evidenziano sia la linea di continuità che lo lega al surrealismo, sia la raffinatezza dello stile che si arricchisce di nuove invenzioni semantiche del tratto, sia la materializzazione della propria libertà inventiva, sintomatica di un artista decisamente impegnato a cogliere gli aspetti più emblematici e inquietanti della società in cui vive.
(Quest’opera nel 2024 entra nella collezione d’arte contemporanea del Museo d’Arte e Scienza di Milano insieme ad altri due disegni a tecnica mista)
Negli ultimi anni continua la sperimentazione di nuove realizzazioni estetiche, in particolare dedicandosi allo studio del vetro, per riproporre i temi più consoni alla propria sensibilità.
Scompare a causa di un ictus nello stesso anno in cui si celebra il centenario della nascita di René Magritte, il 3 ottobre 1998. Pochi mesi prima di morire viene gratificato da una retrospettiva interamente dedicatagli, organizzata dall’Università e dal Comune di Bologna. Alcune opere restano incompiute.
Data l’estrema prolificità dell’Artista e la dispersione delle sue opere in Italia e all’estero, non è possibile compilare un catalogo ragionato; alcune immagini e informazioni sull’Artista dal 2014 si trovano su Wikipedia, anche nelle versioni inglese e tedesca, a partire da:
https://it.wikipedia.org/wiki/William_Girometti
La stessa pagina è stata tradotta anche in francese.
Una selezione di immagini è visibile anche su Wikimedia Commons a partire da https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:William_Girometti?uselang=it